Che s’abbia a ritrovar con numer pari

di cavalieri armati in Lipadusa
un’isoletta è questa che dal mare
medesimo che la cinge è circonfusa

Ludovico Ariosto

Uno dei luoghi simbolo della Lampedusa dei racconti di questi anni dove la categoria dello ‘sbarco’ ha finito per essere l’unica narrazione di un processo molto più complesso da un lato e che limita la storia e l’identità di un’isola come Lampedusa a un’unica immagine.

Il molo, nel porto di Lampedusa, è un braccio di cemento, come tutti i moli, per mettere al riparo le imbarcazioni al sicuro in porto. Oggi, però, è molto di più. È diventato un simbolo di tutte le vite salvate da Lampedusa in questi anni. Situato nella zona del porto Nuovo vicino alla spiaggia della Guitgia, è il luogo dove vengono radunati i migranti appena sbarcati sull’isola, per ricevere i primi soccorsi e per la prima assistenza. Da anni operatori sanitari e delle forze dell’ordine, oltre a volontari di associazioni e cittadini di Lampedusa, accolgono su quel molo le persone salvate in mare dalle imbarcazioni che raramente arrivano direttamente sull’isola.

Per migliaia di persone, in questi anni, quel molo ha finito per rappresentare la salvezza, la terra ferma, il sospiro di ritrovarsi ancora vivi, dopo giorni in mare, spesso senza acqua e cibo, magari sotto il sole cocente o nel freddo e nella tempesta. Grazie all’impegno dell’amministrazione di Lampedusa, negli ultimi anni, è stato finalmente bonificato il fondale attorno al molo, dove per anni sono stati abbandonati i natanti trainati in porto dai soccorritori, mettendo ancora una volta i lampedusani di fronte alle conseguenze delle politiche che limitano alle isole il peso di migrazioni globali, che se fossero equamente divise tra i membri dell’Unione europea paleserebbero l’assurdità di tutte le narrazioni di ‘invasioni’ che non esistono, ma che se ricadono solo su piccole comunità generano problemi.

La luce rossa che segna l’approdo del molo e l’ingresso in porto, oggi, sono quelli di un mondo intero che, nella possibilità di una vita normale, diventa un confine che per alcuni è letale.

Le coperte termiche, dorate, con le quali vengono ritemprati i migranti dopo giorni in mare, sono diventate un simbolo, come i giubbotti di salvataggio, che si possono incontrare camminando lungo il molo, anche quando è vuoto. Un giorno saranno i simboli di un processo di criminalizzazione della frontiera che, forse, sarà difficile spiegare.

Podcast: Storia di Lampedusa - 11^ puntata

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