Il Santuario della Madonna di Porto Salvo e la Grotta dell’Eremita

35°30'22.9'' N 12°35'26.2'' E

Il Santuario della Madonna di Porto Salvo e la Grotta dell’Eremita

35°30'22.9'' N 12°35'26.2'' E

Dove vivono le nostre fantasie

Vi è un’isola solitaria, in un solitario azzurro mare

Cesare Righi

Sembra di attraversare il silenzio quando si varca la soglia del Santuario di Lampedusa dedicato alla Madonna di Porto Salvo. Le prime tracce di cronaca del luogo di culto risalgono al 1202, al tempo della quarta crociata, fino alla sua parziale distruzione durante la Seconda Guerra mondiale. Eppure la statua della Madonna, protettrice dell’isola, restò intatta, quando la stessa Lampedusa venne profondamente danneggiata dai bombardamenti che distrussero anche il tempio della Santa Patrona, senza però fare alcuna vittima, né arrecare nessun danneggiamento al Simulacro che la raffigurava. Tale cosa venne interpretata come un segno della potenza della Beata Vergine e crebbe così ancora di più la devozione nei confronti della patrona dell’isola.

I lampedusani lo ricostruirono e, ogni anno, il 22 settembre, festeggiano la santa patrona con una processione durante la quale la statua della Madonna – del peso di 150 chili, da non confondere con quella che dal 1993 accoglie chi arriva al porto– viene portata in strada dai fedeli per le strade dell’isola.

Passeggiare per i vialetti del santuario, all’ombra delle grotte naturali e dei suoi alberi, vicino ai pozzi e alla chiesa, passando per la cappella votiva, sembra di attraversare il tempo.
Infinite sono le leggende legate a questo luogo, a partire dalla Madonna. Un ritratto in chiesa racconta in un naufrago, su un relitto, che porta la statua. La tradizione vuole che sia arrivata proprio dal mare.

La prima testimonianza storica è datata addirittura al 1569, quando lo scrittore Fazello raccontò di “una cappella consacrata a Maria in una grotta”. Ma in maniera più precisa e dettagliata possiamo far risalire all’Ottocento le origini per la devozione della Beata Vergine, quando Bernardo Maria Sanvisente, governatore di Lampedusa, nonché ufficiale di marina del Re Ferdinando II di Borbone, fece edificare il primo storico edificio in onore di Maria Santissima di Porto Salvo. Lo stesso Sanvisente nel 1843 diede il via alla festa patronale del 22 settembre e, in una relazione inviata al re, il governatore parlava della grotta come luogo di culto, diviso in chiesa cattolica e moschea maomettana. Si pensa, infatti, che questo santuario sia nato come luogo di eremitaggio musulmano all’interno di una grotta nel VII sec. Le grotte, da sempre, rappresentano un luogo di preghiera ed eremitaggio. Secondo i racconti tramandati dall’isola, intorno al 1500 vi avrebbe trovato dimora un eremita di nome Andrea che – appunto – accoglieva senza distinzioni di fede coloro che volevano pregare. Nel corso dei secoli la grotta di Lampedusa è diventato un luogo dove pregano cristiani e musulmani. Una parte della grotta dove è seppellito un marabutto turco è usata dai musulmani, un’altra parte invece, caratterizzata da una croce di colore rosso vermiglio sul pavimento, è usata dai cristiani. La figura della Madonna è venerata da entrambi i fedeli; anche l’Islam venera Maria come madre del profeta Gesù, unica donna ad essere chiamata per nome nel Corano. La Madonna di Porto Salvo è venerata anche in altre località di mare, come Amalfi, Gaeta e in Calabria.

Un luogo per fedeli, di ogni credo, ma anche di pace. Perché il santuario era un luogo di tregua, al tempo della pirateria del Mediterraneo, dove pirati e marinai che gli davano la caccia si riposavano, facevano il pieno di acqua e di legno, prima di ripartire. Ed è proprio dalle tregue che si può iniziare a confrontarsi, sulla via della pace.

Podcast: Storia di Lampedusa - 10^ puntata

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